Altroconsumo lancia una petizione per fermare l’aumento delle tasse su smartphone e tablet

Altroconsumo lancia una petizione contro la nuova Legge di Stabilità

Alcuni giorni fa, come vi abbiamo riportato anche su YourLifeUpdated, è stata presentata la nuova Legge di Stabilità che, tra le altre cose, contiene anche degli emendamenti per aumentare le tasse sui supporti digitali. Altroconsumo non ci sta e pubblica una petizione online.

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Altroconsumo è andata oltre e non si è fermata solo alle parole: qui è disponibile la petizione da firmare per chiedere di bloccare l’emendamento che aumenterà i prezzi di smartphone, tablet e computer, anche se di pochi euro.

Probabilmente non servirà a niente, visto che tanto i nostri amati politici pensano solo a riempirsi pancia e conto in banca a spese nostre, ma è comunque un modo per fare sentire la nostra voce e per fare vedere che, anche se loro continuano a fare quello che vogliono, noi abbiamo il diritto di fare sentire la nostra voce e il nostro pensiero, anche se, a dire il vero, dovrebbero essere loro a fare i nostri interessi, cosa che rigorosamente non accade MAI.

Ad ogni modo, tornando alla petizione, Altroconsumo l’ha lanciata poche ore fa ed ha subito riscosso un grande successo. Prima di tutto perchè si tratta di una nuova tassa che andrà a gravare sulle tasche degli italiani, e poi perchè è assolutamente insensata, senza fondamenti e il suo unico scopo è quello di andare a riempire le tasche della SIAE e di chi la gestisce.

Insomma, se anche voi siete contrari all’aumento del costo di smartphone e tablet a partire dal 2014, fate sentire la vostra voce e firmate questa petizione.

Ecco il comunicato ufficiale di Altroconsumo per quanto riguarda questa assurda e insensata Legge di Stabilità:

Un balzello di 3 e 4 euro sul prezzo di smartphone, tablet e computer (che si aggiunge a quello già esistente): in gran segreto sta per passare l’innalzamento della tassa sui dispositivi tecnologici destinato a ingrossare le casse della Siae.

Se stavi pensando di acquistare un computer, una smart tv, uno smatphone o un tablet dopo le feste, evitando così resse ai negozi e beneficiando magari di qualche “saldo”, sappi che, al contrario, potresti trovarti una cattiva soprpresa. Il decreto del ministro Bray (che aggiorna il precedente decreto Bondi e che sarà approvato entro fine anno con applicazione già da gennaio 2014) prevede infatti significativi aumenti su molte famiglie di dispositivi elettronici. Alcuni esempi: un tablet costerà 3,10 euro in più, mentre smatphone e computer avranno aumenti superiori ai 4 euro.

Il motivo di questa tassa? Risarcire la Siae (e gli autori e gli editori che rappresenta) per i “mancati introiti” derivanti dalle copie private di canzoni, film e quant’altro coperto da diritto d’autore. Copie private che vengono in genere conservate nelle memorie di massa (hard disk, chiavette, cd vergini…) e in tutti i dispositivi in grado di immagazzinare dati: da qui l’idea di tassare questi dispositivi. Si chiama “equo compenso” e si tratta di soldi che la Siae dovrebbe ridistribuire ad autori ed editori, ma che (come sappiamo) vanno soprattutto agli artisti più noti e importanti (ovvero a chi di fatto non ha davvero bisogno di soldi); gli altri prendono poco o nulla. Inoltre va ricordato che chi acquista musica e film legalmente da piattaforme online, paga già i diritti d’autore per poterne fruire (e fare copie) su un certo numero di supporti: è profondamente ingiusto che paghi una tassa anche su questi stessi supporti, trovandosi così a pagare due volte. Per questa ragione abbiamo messo in piedi una petizione per chiedere al ministro Bray di non fare questo regalo di Natale alla Siae con i nostri soldi.

Il decreto non fa altro che innalzare le quote già imposte dal precedente decreto Bondi, portando i precedenti 80 milioni di prelievo annuo a oltre 200 milioni. Nello specifico, il balzello su un tablet passa dagli attuali 1,90 a 5,20 euro, quello su un computer da 1,90 a 6 euro e addirittura quello sugli smartphone passa dagli attuali 90 centesimi a ben 5,20 euro. Secondo la legge, poi, il Ministero avrebbe dovuto procedere all’aggiornamento del precedente decreto, sulla base dei lavori di un tavolo tecnico da istituire con tutti i rappresentanti delle categorie interessate. Il tavolo in questione non è mai stato istituito: tutto è stato fatto in gran segreto e in accordo solo con la Siae (che di fatto ne è la beneficiaria) e pochi altri, senza ovviamente invitare i consumatori a dire la loro. Infine va chiarito che non si tratta di una misura condivisa in tutta Europa: in alcuni Paesi, l’equo compenso semplicemente non esiste.

L’Italia con questo decreto si sta spingendo nella direzione sbagliata in controtendeza con l’Europa dove si sta ridiscutendo alla radice l’equo compenso; in questo modo il nostro Paese penalizza la propria economia digitale in un momento in cui dovrebbe cercare di guardare al futuro.

Se anche tu vuoi combattere contro questa legge, allora puoi firmare la petizione.


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