The Evil Within, la Recensione

Se amate i giochi alla Silent Hill e siete cresciuti con Resident Evil, signori tenetevi pronti!

0c5b7149-44d5-4659-b4ba-ddae58fa6c8fDiretto dal pluri-acclamato maestro dell’orrore Shinji Mikami, padre della famosissima serie Resident Evil e sviluppato da Tango Gameworks in collaborazione con Bethesda Softworks, The Evil Within è un survival horror in terza persona dalle tinte forti e mature. E’ stato classificato come Pegi 18 proprio per via dei contenuti crudi, violenti e sanguinosi che lo caratterizzano. Un titolo non adatto a tutti questo è certo, ma andiamo a scoprirne di più insieme.

Introduzione e trama [attenzione spoiler]- Dopo aver preso il controllo del detective Sebastian Castellanos (il protagonista principale), a seguito di una breve introduzione video, ci ritroviamo all’interno di un fatiscente edificio medico, che risulta essere a tutti gli effetti un ospedale psichiatrico e dove appare chiaro sin da subito che qualcosa di tragico è avvenuto. Disseminati a terra ci sono numerosi cadaveri e sangue ovunque, una scena quasi apocalittica ed apparentemente senza una spiegazione. Poco più avanti però, troviamo un sopravvissuto. Mentre il nostro collega se ne occupa, il detective Castellanos si avvicina ai monitor della sorveglianza, dove intravede un inquietante fantasma, che sembra essere la causa e il presagio degli eventi accaduti poco prima, e che ci appare poi di colpo alle spalle senza preavviso, aggredendoci.e3_security Al risveglio, dopo aver ripreso conoscenza ci ritroviamo sanguinanti, appesi a testa in giù e faccia a faccia con un essere mostruoso (che per il momento per fortuna sembra ignorarci). Una specie di macellaio, armato di mannaia e dalle apparenti sembianze umane (ma che di umano in realtà ha ben poco), un essere sudicio e coperto di sangue che può essere tranquillamente paragonato a Leatherface dal film “Non aprite quella Porta”.AsylumUnderground_03_wLegal (2)La nostra avventura parte esattamente così, anche se inizialmente è tutto una sorta di tutorial per prendere confidenza con i comandi di gioco. Dopo esserci liberati, dobbiamo cercare di scappare senza farci scoprire. Ma durante la fuga qualcosa va storto e  (ovviamente) veniamo scoperti dal bestione, che nel frattempo si è armato di una poco rassicurante motosega. Ciò che ne consegue sono tutta una serie di eventi, divisi tra realtà e sovrannaturale, che vedono il detective Castellanos cercare disperatamente di sopravvivere e nel frattempo arrivare a scoprire cosa ci sia dietro alla tragica scia di morte, orrore e distruzione che imperversa nella regione. A preoccupare maggiormente il nostro eroe (come scoprirà a sue spese) non è solo la desolazione, ma gli abitanti. Per qualche strano motivo infatti si sono tutti trasformati in esseri deformi, mutilati, terribilmente ostili e sanguinanti, che attaccano a vista.

Gameplay- Dall’inizio alla fine, il fattore suspense e i momenti al cardiopalma sono molto frequenti. Il sentirsi perennemente braccati e in pericolo gioca una parte fondamentale in The Evil Within e genera una tensione costante. Le atmosfere sono cupe, angoscianti, malate; se pensavate di aver raggiunto l’apice della follia, anni fa, giocando ai vari Manhunt della Rockstar Games, beh sappiate che qui siamo ad un livello ancora più estremo. Se siete deboli di stomaco o di cuore, pensateci due volte prima di gettarvi in questa avventura, poichè numerose sono le scene crude e raccapriccianti che vi troverete di fronte e non sarà raro dover distogliere lo sguardo dallo schermo in più di un’occasione. I nemici sono numerosi e variegati, ben ricreati e ricchi di dettagli orripilanti. Non tutti però hanno la stessa resistenza all’uccisione, ce ne sono alcuni infatti (come il macellaio ad inizio gioco e non solo) che bisogna per forza evitare di affrontare direttamente, pena la morte immediata del nostro personaggio.ghfhgv4ii7o7wr0cnpze L’approccio migliore per fronteggiare molti dei mostri quindi, non è quello a viso aperto, poichè non sempre si riesce ad avere la meglio, ma è quello stealth. Il riuscire a passare indenni le varie sezioni di gioco senza essere visti sarà la chiave del successo in moltissimi casi, ove possibile ovviamente (si può sempre ricorrere alla fuga, qual’ora si venga scoperti). Se pensate poi di poter sbaragliare gli avversari con armi da fuoco in stile Rambo vi sbagliate di grosso, perchè le munizioni scarseggiano ed è consigliabile conservarle per i momenti critici. Sono presenti ovviamente le Boss Fight, ovvero i combattimenti con i boss di turno, che danno non poco filo da torcere e i classici enigmi da risolvere tipici del genere in questione. Il gioco si suddivide in diversi capitoli da affrontare che ci porteranno nelle location più disparate, sia al chiuso che all’aperto, tutte però legate tra loro da alcuni elementi comuni come l’oscurità, la putrefazione e il pericolo costante.2040582-711438_20130528_002Fortunatamente durante il gameplay troviamo tutta una serie di oggetti di supporto da raccogliere. Si va dalle (limitate) armi da fuoco alle siringhe curatrici, dai fiammiferi ad un singolare gel in bottiglia che ci permette, in determinate aree, di potenziare sia le caratteristiche del nostro personaggio sia gli oggetti di gioco, e tanto altro. In particolare i documenti che troviamo in giro ci illustrano un pò alla volta i segreti e i retroscena della trama, analogamente a come avveniva nella serie Resident evil. I fiammiferi invece ci serviranno per bruciare i cadaveri a terra, così che non costituiscano più una minaccia. Il comparto sonoro è studiato apposta per tenere alta la tensione. Basta giocare una partita con le cuffie alle orecchie (e magari per i più temerari a luci spente) per capire davvero che il lavoro svolto dal team di Mikami è di buon livello, anche nel comparto audio e l’atmosfera è quella giusta.

La versione testata nel nostro caso è quella per PC. Da notare che i requisiti hardware per farlo girare bene sono piuttosto esigenti. Ciò non toglie che possa essere giocato su PC di fascia media, ma sarà necessario regolare le impostazioni grafiche verso il basso, disattivando diversi effetti. Il framerate in alcune scene concitate può variare, ma generalmente si attesta intorno ai 30 fps, sottolineando la presenza di un motore grafico che svolge si il suo lavoro, ma senza lodi. Naturalmente la migliore esperienza possibile si ottiene su console next-gen e PC dotati di un hardware di buon livello. Header-ImageConclusioni- Bisogna comunque ammettere tuttavia, che abbiamo a che fare con una realizzazione tecnica un pò sottotono. Una caratteristica che ha fatto storcere il naso a molti poi sono sicuramente le bande nere sullo schermo, inserite di proposito dagli sviluppatori per creare un’atmosfera cinematografica. Purtroppo rischiano, complice anche un filtro schermo stile retrò, di penalizzare un pochino la libertà visiva e l’eperienza generale. Un framerate bloccato volontariamente a 30 fps, tra l’altro, unito alla mancanza di novità eclatanti per il genere survival horror potrebbero in linea massima far sembrare già vissuto un titolo da poco lanciato sul mercato. La sensazione è che alcune cose si sarebbero potute fare meglio.
Si tratta comunque di supposizioni soggettive e di certo i fan del genere troveranno pane per i loro denti. Un gioco importante, promosso con buoni voti e anche se a tratti sembra un pò un’occasione mancata, per via del comparto tecnico che non eccelle, possiamo dire con certezza che vale la pena averlo nella propria collezione.

 Vi ricordiamo che The Evil Within è disponibile su: Playstation 4, Xbox One, Playstation 3, Xbox 360 e PC.


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